per continuare la lezione di vita...
In ogni caso Boccadoro gli aveva mostrato che un uomo destinato all'alto può scendere molto giù nel groviglio ebbro e sanguinoso della vita e insozzarsi di molta polvere e di sangue, senza tuttavia diventare meschino e volgare, senza uccidere in sè il divino, gli aveva mostrato che poteva errare per profondi ottenebramenti.
Narciso aveva guardato in fondo alla vita disordinata del suo amico, e nè il suo affetto nè la sua stima per lui erano diminuiti.
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A lui era stato facile, nei loro colloqui, apparire superiore all'amico, contrapporre alla sua passione la propria disciplina e l'ordine dei propri pensieri. Ma ogni piccolo atteggiamento d'una figura di Boccadoro, ogni occhio, ogni bocca, ogni tralcio ed ogni piega di veste non era più reale, più viva e più insostituibile di tutto quello che poteva dare un pensatore?
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Narciso ricordava, sorridendo con malinconia, tutte le scene in cui , dalla prima giovinezza in poi, aveva guidato e ammaestrato l'amico. Questi aveva accettato con gratitudine, riconoscendo sempre la sua superiorità e la sua guida. E poi in silenzio aveva presentato le opere create dalla tempesta e dalla sofferenza della sua vita sferzata: non parole, non teorie, non spiegazioni, non ammonimenti, ma vita vera ed elevata.
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Queste erano le questioni, intorno a cui s'aggiravano i suoi pensieri. Come tanti anni prima aveva influito sulla giovinezza di Boccadoro, scuotendola e ammonendola, ed aveva posto la vita di lui su di un nuovo piano, così l'amico dopo il suo ritorno gli aveva dato da fare, lo aveva scosso e costretto ad esaminare se stesso e a dubitare. Era suo pari;nulla gli aveva dato Narciso, ch'egli non gli avesse reso e moltiplicato.
HERMANN HESSE